Ritorneremo su questo tema.
Aldilà della valutazione, un'opera-spettacolo ha valore (non artistico), se scopre e mostra una urgenza, una motivazione che l'ha spinta a nascere, comporsi, venire alla luce, offrirsi pubblicamente.
Può essere sufficiente, come motivazione, il desiderio degli autori di fare teatro, di assumere il ruolo di regista, scrittore, attore, se tale desiderio non è sostenuto saldamente da un'ossessione, nel senso dell'ipotesi di ricerca, che vale nel fare teatro come nello scrivere un testo: perché scrivo questo testo, cosa voglio dimostrare, cosa confutare, cosa cercare, comprendere? Se pensiamo ai maestri della seconda metà del Novecento, riconosciamo in loro una ossessione che li spingeva a fare.
Cerco sempre, negli spettacoli che vedo tale urgenza, come elemento minimo che giustifichi il lavoro dispiegato dagli autori e l'attenzione prestata dagli spettatori.
Tale domanda potrebbe percorrere gli incontri di Uovo critico.
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