domenica 30 marzo 2008

le riflessioni di Marcantonio Lucidi

Contro i topi del pensiero
Due lavori di un collettivo di ricerca fiorentino per "Uovo critico", serie di appuntamenti con la nuova scena performativa


Si chiama "Uovo critico" ed è un progetto dal sottotitolo esaustivo: "appuntamenti tra critica e nuova scena performativa". Le responsabili dell'iniziativa, Elvira Frosini e Laura Neri, hanno individuato otto compagnie giovani italiane e a ciascuna abbinato un critico che la segue nel suo periodo di rappresentazioni romane con incontri, conversazioni, interviste. L'altro giorno in locandina all'Arvalia, c'erano i fiorentini del Teatro Sotterraneo che hanno proposto due creazioni collettive, Eko e Una tantum. La seconda rappresenta uno studio a posteriori di una produzione precedente, Post-it, dalla quale sono stati tratti i materiali. Quindi già il fatto di realizzare una ricerca post facto dà idea del metodo di costruzione e decostruzione continua delle immagini e delle azioni sceniche che il gruppo pratica. Infatti gli artisti del Teatro Sotterraneo, quattro performer e un dramaturg, si autodefiniscono così: «Un collettivo di ricerca in cui cinque elementi coabitano una pratica orizzontale che va dalla progettazione del prodotto scenico alla sua circuitazione». Non c'è un regista, si fa tanto laboratorio, e un dramaturg, figura di derivazione tedesca, offre la partitura verbale, una serie di «ponti di parole» che permettono, quando necessario, di saldare i vari momenti di uno stile di rappresentazione eminentemente visivo tutto fondato sull'azione fisica, sul gesto, la postura, il segno. Fino a lambire la clownerie. Interessante: costringe lo spettatore a diminuire lo stato di veglia, anzi di allarme, razionale per affidarsi alla coscienza intuitiva. Tutto ciò ricorda gli anni Settanta, specialmente nella proposta di una differenziazione tra scrittura scenica e scrittura drammaturgica, epperò v'è anche l'impressione che il gruppo deve qualcosa alla grafica per internet, dove le pagine sono luoghi in cui varie cose accadono in contemporanea e sovente svincolate dal consueto rapporto logico causa-conseguenza a favore di una relazione analogica. In questo senso, nella tendenza all'analogia, si potrebbe definire quanto si vede in scena un teatro di natura femminile, ossia meno statuario, affermativo, argomentativo, di quello tradizionale, drammaturgicamente strutturato, che diremmo maschile. Epperò altrettanto organizzato se non addirittura più rigoroso perché quanto mai delicata e fuggevole è la rappresentazione dei processi intuitivi e delle concatenazioni concettuali analogiche fondate su principi di somiglianza, riconoscimento, identità.
Poi c'è la questione, esterna allo spettacolo, del rapporto fra artista e critico. Negli anni Settanta, la prossimità eccessiva fra chi opera e chi recensisce a lungo andare ha generato mostri. Una relazione che poteva essere feconda si è degradata, come molte cose in Italia, in un sistema di promozione del potere intellettuale e al vantaggio economico di vari critici e di qualche artista. Poi, la temperie storica mutata, la critica cosiddetta militante è finita ma ne è rimasta una parodia, fascistoide nel suo essere decadente e autoritaria, atta a giustificare il perdurante clientelismo. Un fenomeno che, va detto, è avvenuto soprattutto a sinistra (anche perché a destra, critici teatrali con un minimo di levatura se ne sono contati assai pochi). "Uovo critico" quindi è una lodevole iniziativa volta a mutue conoscenze e riconoscimenti. Merita di crescere e diventare una nuova rete di relazioni nel campo del teatro. Vigilando che su questa rete non si mettano a correre, come già successo in passato, i topi del pensiero.
Marcantonio Lucidi
Left_21 marzo 2008

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